Leggo con estremo interesse e ammirazione un’offerta di lavoro sul sito di uno Studio legale americano… Non cercano, come succede abitualmente da noi, un praticante, un avvocato con qualche specializzazione particolare, o una segretaria. Cercano invece un Marketing and Creative Development Manager.
Già la qualifica sembra più impressionante di quella della “illustre società ItalPetrolCemeTermoTessilFarmoMetalChimica” dove lavora di Fantozzi. Ma è il concetto sotteso che ci mostra quanta strada ci sia ancora da fare, in Italia, sotto il profilo imprenditoriale di uno Studio legale.
Vediamo l’annuncio in dettaglio:
Siamo alla ricerca di un manager per lo Sviluppo creativo e di Marketing che aiuti le iniziative e gli sforzi promozionali dello Studio. […] Cerchiamo qualcuno con forti capacità di scrittura ed editing, provvisto di creatività ed eccellenti abilità organizzative e di gestione progettuale. Esperienza pregressa con Studi legali è un valore aggiunto.
Responsabilità:
- gestire e supportare attività di marketing e di sviluppo degli affari (seminari, ricevimento dei clienti, eventi speciali, convegni, presentazioni ecc)
- gestire la programmazione, l’esecuzione e le attività conseguenti ai succitati eventi
- creare e supervisionare la produzione di materiale collaterale dello Studio, incluse brochure, biografie degli avvocati e materiale del sito web
- realizzare comunicati stampa e distribuirli ai media di pertinenza
- supervisionare le campagne pubblicitarie dello Studio, lavorare a contatto coi grafici, rispettare le scadenze, assicurarsi della coerenza dei messaggi trasmessi
- supervisionare lo sviluppo e la promozione di newsletter, annunci, inviti, etc
- gestire gli aspetti di marketing delle relazioni di Studio con reti referenti di Studi legali, compresa la partecipazione a regolari teleconferenze, incontri, conferenze, eventi
- ricercare opportunità per lo Studio legale che comportino la redazione di articoli e ingaggi
a conferenze
- assistere in occasione delle presentazioni ai clienti
Requisiti:
- Diploma di laurea.
- Esperienza nel campo del marketing di almeno 4/6 anni. Un’esperienza nel settore legale costituirà titolo preferenziale
- Abilità di scrittura eccellenti
- Conoscenza di Microsoft PowerPoint, Word, Excel, InDesign
- Comprovata esperienza nella gestione progettuale
- Capacità di lavorare a ritmi serrati e in ambienti diversificati
- Capacità di assumere una direzione da molteplici fonti e di individuare le proprietà
- Abilità comunicative eccellenti e attenzione al dettaglio
Probabilmente, la maggior parte della vecchia guardia degli avvocati italiani si ritrarrà orripilata leggendo l’aggettivo ‘imprenditoriale’ che ho usato in apertura, associato a ‘Studio legale’. Eppure è inutile negarlo: siamo nel 2009, ci troviamo quasi alla fine del primo decennio del Ventunesimo secolo, e anche il lavoro dell’avvocato è cambiato profondamente, che lo si voglia ammettere o no.
Da sempre, la competizione ingenera la volontà di migliorarsi, di offrire qualcosa di diverso e quindi di studiare che cosa si possa offrire di diverso. E di affidare questo compito a degli specialisti sembra il passo conseguente più logico da fare. Perché il connotato di base di uno Studio, bravura e competenza, purtroppo non bastano più, quando esistono altri 1000 studi altrettanto competenti nella stessa area. E non bisogna avere un master in Economia per arrivare ad afferrare questa verità.
Tutto questo gli Americani, che sono da sempre all’avanguardia, lo hanno capito bene. E dal un bel po’ di tempo. Non credo sia un caso che in USA Studio legale si dica ‘law firm’. Firm, cioè ‘ditta, azienda’. E non è che la parola ‘studio’ in lingua inglese non esista, visto che si usa tranquillamente, per esempio, quando i musicisti di recano appunto in studio per registrare un album o per provare i pezzi che eseguiranno in tour.
Noi ci muoviamo invece con un ritardo di almeno 30 anni, ancora convinti che le professioni intellettuali, se si mischiano con l’imprenditoria, si sporcano e diventano qualcosa di immondo.
Eppure le professioni intellettuali sono un lavoro come un altro, perché si esercitano nel mondo REALE e non nell’Iperuranio platonico dove ci si può permettere qualsiasi astrattezza idealistica e dove tutto è più bianco del bianco anche senza Dash.
Ancora adesso gli Ordini, pur avendo ammorbidito le regole deontologiche anche alla luce della legge Bersani (una legge che ha fatto solo una cosa positiva per la categoria, ed è appunto quella di sdoganare la pubblicità), guarda queste pratiche con un sospetto e una diffidenza anacronistiche.
E’ per questo che, di fronte ad annunci di lavoro come quello riportato, persino chi condivide appieno le posizioni americane sorride. Un po’ desolato, ma sorride. Perché questa, nel nostro Paese, sembra ancora pura fantascienza. E allora ci si limita a sognare il giorno in cui questi annunci saranno pane quotidiano anche da noi e non ci facciano più pensare, istintivamente, per associazione di idee, alla famosa canzone di Carosone di cui al titolo di questo post e al simpatico filmato qua sotto...
(Bartolo da Sassoferrato)