Lettori fissi

giovedì 8 ottobre 2009

TWITTER SCAMPA D’UN SOFFIO ALLA SUA SECONDA CAUSA


E' durata solo un giorno la seconda vertenza giudiziale di Twitter, sollevata dal distributore di gas Oneok Inc.

L’accusa era di violazione del marchio, e visto che recentemente quello di Twitter è stato quantificato in un miliardo di dollari la richiesta risarcitoria poteva costare salato.

La causa scatenante è stata permettere a un utente anonimo di usare il nome ONEOK - laddove su Twitter esisteva già un account ufficiale di Oneok, denominato ONEOKNews - e di ‘twittare’ in almeno un paio di occasioni notizie sulla società, dando così l’impressione che si trattasse di un portavoce riconosciuto.
Velocissima la reazione di Oneok, che dopo aver mandato una mail a Twitter con richiesta di chiarimenti, a fronte del rifiuto di quest'ultima di fornire dettagli sull’account e di trasferirlo alla società, ha depositato fulmineamente una citazione presso il tribunale del distretto di Tulsa.

Solo a questo punto Twitter ha accettato di trasferire l’account ‘malandrino’ a Oneok, che ha conseguentemente abbandonato subito la causa.

La vertenza getta luce su interessanti implicazioni, in quanto la crescente popolarità di Twitter e la sua peculiare natura, che in alcuni casi assume qualità miste di marchio e testata assieme, darà sicuramente adito a problemi simili a quelli riservati ai marchi di servizio e ai domini.
Molti utenti infatti usano Twitter per produrre contenuti e veicolare informazioni ufficiali riguardanti la propria attività e non è difficile immaginare che i segni distintivi, ma anche le implicazioni col diritto d’autore, sono cani dormienti pronti a svegliarsi.

Resta ancora in essere, comunque, la causa La Russa, originata lo scorso giugno da un tizio che si era spacciato per il manager della squadra di baseball Cardinals di St.Louis. Il comportamento aveva così provocato l’ira del manager autentico, il quale ha citato Twitter per violazione e annacquamento di marchio, cybersquatting e falsa appropriazione di nome e di rappresentazione internazionale.
E’ stata proprio questa vertenza a indurre Twitter a mettere a punto un servizio, ancora in beta, di verifica dell’account, che si concreta nell’apposizione di un bollino azzurro con una spunta nell’angolo superiore destro del profilo. Il controllo operato da Twitter si basa sulla semplice idea di verificare che nel sito o in qualsiasi canale ufficiale del presunto titolare dell’account ci sia effettivamente un link al medesimo.

Chi desidera farsi verificare, perché si trova alla prese con usurpatori, può compilare il modulo che trova sotto forma di link al penultimo questa pagina http://twitter.com/help/verified


(Bartolo da Sassoferrato)

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